12 Mag PSICONCOLOGIA: I TUMORI OVARICI
La diagnosi di tumore è un evento critico sia per il paziente, sia per tutte le persone a lui vicine, e segna un forte cambiamento nella vita di una persona. In questo articolo, proveremo a rispondere sinteticamente ad alcune delle tematiche principali con cui, frequentemente, fanno i conti le donne che ricevono una diagnosi di tumore ovarico.
Spesso la diagnosi di neoplasia è accompagnata da difficoltà e disagi psicologici, quali sono i principali?
Visto il grande cambiamento che porta con sé la diagnosi di neoplasia, è fisiologico che ci sia uno squilibrio generale della paziente. Le reazioni sono sempre molto personali, si possono provare senso di paura e stress, ansia, depressione, alterazione dell’immagine di sé e del corpo, rabbia, senso di colpa, di ingiustizia.
Ad esempio, una delle tematiche che crea spesso forte disagio è la paura delle conseguenze fisiche delle terapie, il non sapere a cosa andremo incontro amplifica la sensazione di perdita di controllo sul proprio corpo e sulla propria vita.
Un altro cambiamento impegnativo riguarda i progetti per il futuro, perché la malattia ha scombinato tutti i piani, lasciando spazio a una profonda delusione e a sensi di colpa.
A chi rivolgersi nel caso si presentino?
Il primo passo da fare è quello di permetterci di chiedere aiuto per affrontare un momento di vita tanto complesso quanto delicato. In questi casi, possiamo rivolgerci a uno psicologo o a uno psicoterapeuta, assicurandoci che siano professionisti iscritti all’albo e che pertanto siano riconosciuti.
Insieme allo psicologo è possibile aver modo di esprimere liberamente i propri pensieri e le proprie emozioni, senza temere di esser giudicati. Possiamo riconoscere i nostri bisogni e individuare le strategie migliori per affrontare la malattia, per riorganizzare se stesse e la propria vita.
Possono presentarsi anche nei familiari?
La malattia mina l’equilibrio, non solo della paziente, ma anche del contesto che le ruota attorno, quindi anche i familiari possono sperimentare emozioni molto forti, difficili da gestire, avere molte domande senza risposte e sentirsi impotenti di fronte alla situazione da affrontare.
Quanto è importante la spiritualità nell’affrontare queste patologie? Se sì, come coltivarla?
La spiritualità è un qualcosa di molto personale, che tutti noi abbiamo in quanto esseri umani ed è indipendente dalla religione, a cui spesso viene associata.
La spiritualità emerge in particolar modo quando un evento, come nel nostro caso, un tumore ovarico, arriva nella nostra vita con un impatto così forte e destabilizzante.
È infatti fisiologico porsi delle domande sulla propria vita e sull’esistenza in generale e aprire queste tematiche può essere fonte di grande dolore e malessere, ma può anche essere una spinta motivazionale per riprendere in mano la propria vita, dargli nuovo valore e ricominciare ad ascoltare la voce interiore.
In qualche modo, è come se ci fosse un risveglio della propria coscienza, che ci permette di ritrovare il nostro posto nel mondo.
Per coltivarla è necessario prenderci cura di noi, dedicarci del tempo; poi ogni persona, in base alle proprie inclinazioni, troverà le strategie migliori per lei.